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Servizio delle Iene "Occhiali che non servono", Velati a Piovella: "rettifichiamo le falsità e torniamo a collaborare"

Lettera aperta al presidente della SOI.


Di seguito riportiamo integralmente la lettera scritta dal Presidente di Federottica, Giulio Velati (nella foto), a Matteo Piovella Presidente del SOI.

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"Egr. Presidente,

la trasmissione televisiva de “Le Iene” di qualche giorno fa, dove lei ha prestato la Sua competenza nel collaborare in occasione del servizio riguardante “occhiali che non servono", contiene una “fantasiosa”  (sono le sue parole) gestione di un atto che avrebbe dovuto essere professionale,  ma che, da come si è rivelato, di professionale non aveva proprio nulla e di fatto si è tradotto in un’azione di sciacallaggio a danno della categoria degli ottici optometristi.

Pur dando atto dell’evidente mancanza di professionalità dei soggetti intervistati che costituiscono quell’esiguo numero fisiologicamente presente in qualsiasi professione e che, proprio per questo, devono essere stigmatizzati da quel genere di trasmissione, mi preme farLe presente che molte Sue affermazioni contrastano in maniera stridente e palese con ciò che abitualmente va sotto il nome di “verità”.

A puro titolo di esempio, quando ha affermato, e, conseguentemente, ha “messo in bocca” alla Iena di turno, che un esame della vista non può prescindere dall’utilizzo di “goccine” che solo il medico può usare, sapeva che ciò non corrispondeva al vero.

Quando ha affermato che l’“esca” designata non aveva problemi visivi in quanto “vedeva i 10/10”, sapeva bene che era un’affermazione che poteva essere fatta propria solo dai non addetti ai lavori, in quanto non necessariamente rispondente a verità.

E, ancora, quando ha sostenuto che l’ottico è solo un commerciante,  penso proprio che fosse consapevole di fare un’affermazione  non  veritiera per i motivi che conosce benissimo.
Il tutto ha permesso di veicolare un’informazione distorta ai danni di una professione la cui formazione Lei non può non conoscere, anche solo per i motivi di una Sua familiarità con la stessa.
 
E questo ha permesso che venisse veicolato il messaggio che: andare dall’ottico ( optometrista ) è ad alto rischio, sia per l’assenza di un comportamento etico che può compromettere il proprio portafoglio – e in questi momenti di grave crisi è sicuramente un messaggio portatore di inevitabili gravi conseguenze anche al nostro mercato -  ma, soprattutto, perché questa pratica è ad alto rischio per la propria salute.

Caro Presidente, questo è proprio inaccettabile e richiede da parte di chi, come Lei, possiede sicuramente la necessaria onestà intellettuale, una indispensabile rettifica che faccia giustizia ad una categoria che non si può riconoscere nelle Sue affermazioni e che non può tollerare ulteriormente simili fatti.

Vede, Presidente, Lei sa benissimo, come ho detto poc’anzi, che in ogni Categoria si annida una percentuale costante di persone “scorrette” , e Lei sa benissimo che, se si volesse aprire il libro (del resto già aperto alcuni anni fa ) della gestione “commerciale” della chirurgia rifrattiva da parte di alcuni ( pochi anch’essi ) Suoi colleghi, si potrebbero denunciare cose analoghe a quelle messe in evidenza nella trasmissione di qualche giorno fa.   

Ma, proprio per la considerazione dell’esiguità del numero di soggetti del genere, sarebbe un vero peccato gettare fango su di una categoria che richiede rispetto  per il suo prezioso contributo alla salute della gente.

Caro Presidente, ho letto nel sito ufficiale della SOI le Sue considerazioni sulla vicenda. Queste potrebbero essere un buon viatico per compiere un chiarimento completo da far veicolare nel medesimo ambito dove la trasmissione ha avuto il suo svolgimento.

Questo non farebbe altro che favorire e rendere sempre più concreta quella collaborazione tra le due professioni, che si insegue da tanto tempo e che situazioni come quella appena accaduta allontanano e rendono sempre più difficile.

Spero proprio che possa accogliere la mia richiesta, che ritengo fondamentale per giungere ad un traguardo che da tempo si insegue invano e con grande impegno da parte nostra. Diversamente, torneremmo indietro nel tempo  e non coglieremmo tutte quelle opportunità che vengono offerte ad entrambe le categorie  da un mondo che è cambiato a tal punto da costringere tutti a rivedere rapidamente il modo di gestire la propria realtà. Pena l’estinzione di intere Categorie."

Cordiali saluti
Giulio Velati, Presidente di Federottica

Milano, 12 Novembre 2011

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immagineTale lettera è stata preceduta, l'11 Novembre 2011, da una richiesta di replica alla Redazione delle Iene che ha messo in onda il servizio di Matteo Viviani (nella foto) suscitando forti reazioni in tutta la categoria degli Ottici-Optometristi.

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A questa, il 14 Novembre 2011, è seguita una ulteriore lettera alla redazione, che pubblichiamo interamente.

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"Sulla scorta dell’urgenza di comunicare con la vostra redazione, vi abbiamo inviato una prima lettera, lo scorso 11 novembre, che aveva come obiettivo principale la richiesta di una replica. Nel frattempo, come avrete costatato, tutto il nostro settore ha proclamato indignazione e disappunto nei confronti del servizio Occhiali che non servono andato in onda il 9 novembre. Riteniamo dunque doveroso precisare, soprattutto per dare voce a tutti gli ottici che insieme rappresentiamo, alcuni assunti fondamentali della nostra professione, e del benessere visivo in genere, che sono stati mistificati.


La professione dell’ottico è arte ausiliaria sanitaria e fin dal 1928, in Italia, ha autonomia di prescrizione per quanto riguarda i difetti di miopia e presbiopia. Nel corso degli anni tali competenze si sono allargate, a volte tramite specifica normativa, altre
 volte tramite la giurisprudenza formatasi all’interno delle aule dei Tribunali. Oggi quindi possiamo tranquillamente affermare che gli ottici sono legittimati a misurare la vista, prescrivere lenti correttive per tutti i difetti visivi, prescrivere e applicare lenti a contatto, svolgere quindi una serie di attività che non sconfinano nell’atto medico, che riguarda, nello specifico, malattia, diagnosi e terapia. Quindi il professionista specificatamente preparato alla misurazione della vista non è l’oculista, che nei suoi 11 anni di studio sostiene un solo esame in cui si parla anche di refrazione.


Nel servizio è stato anche affermato che non si può eseguire un controllo della vista senza cicloplegici. Ricordiamo che il ciclopentolato è un farmaco e, come tutti i farmaci, è indispensabile in alcuni casi, mentre può essere inutile o dannoso in altri. La letteratura scientifica afferma che la ciclopegia deve essere usata solo quando tutte le altre tecniche optometriche per inibire l’accomodazione falliscono. L’occhio è sottoposto a delicati equilibri, che sono sconvolti da un rilassamento farmacologico dell’accomodazione e non è certo che un occhiale prescritto in condizioni così alterate possa poi essere accettato dal paziente nella vita di tutti i giorni. Dobbiamo anche precisare che l’acuità visiva di un giovane sano, senza difetti di vista, è ben superiore a 10/10 e che si possono vedere 10/10 pur avendo dei difetti di vista significativi.

Non può certo essere nostro compito valutare l’organizzazione del servizio, ma stupisce che nessuna evidenza sia stata data agli ottici che non hanno consigliato l’occhiale e sottolineato unicamente la disonestà di quelli che lo hanno prescritto. 
Nessun rilievo, quindi, per i sei ottici che si sono comportati correttamente, mentre grande importanza è stata data all’ultimo ottico, evidentemente impreparato da un punto di vista professionale.

E così l’incompetenza di un singolo è diventata l’incompetenza di un’intera categoria.
Rimaniamo in attesa di una vostra sollecita risposta."


I Presidenti
Rossella Fonte, Albo degli Ottici Optometristi, Andrea Garagnani, Assogruppi Ottica, Carlo Vannucci, Federgruppi Ottica, Giulio Velati, Federottica, Stefano Lorè, Sopti, Vittoriano Farsetti, FIO-Confesercenti

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